Rainbow Family & Gathering

mercoledì, settembre 26, 2007

Dopo il coprifuoco, la repressione

Molti di voi avranno sentito in televisione la notizia deilla protesta non violenta attuata dai monaci buddisti in Myanmar (ex Birmania).. la più grande manifestazione NON VIOLENTA degli ultimi dieci anni.. almeno fino a questa mattina..

"Almeno cinque morti a Rangun mentre l'esercito ha iniziato a sparare all'impazzata contro la folla in due punti della città. Dopo gli scontri della mattinata alla pagoda Shwedagon dove un primo gruppo di monaci provava a forzare il blocco dei poliziotti antisommossa - con un primo monaco morto per le botte - circa 10mila manifestanti si sono diretti alla pagoda Sule, di fronte il Municipio di Rangun. Pochi minuti fa i poliziotti del 22esimo battaglione hanno aperto il fuoco all'impazzata contro una folla di migliaia di monaci e studenti. Turisti che si trovavano nella piazza parlano di decine di corpi a terra. I morti certificati dagli ospedali al momento ammontano a cinque.

Tutto il peggio che ci aspettavamo Gas lacrimogeni sui monaci buddisti. Notizie contrastanti sulla prima vittima: un monaco ucciso dai colpi inferti alla testa dai poliziotti antisommossa. Manganelli in azione già da 10 ore. Cariche sui dimostranti che provano ad avvicinarsi ai luoghi simbolo della protesta negli otto giorni precedenti. Le tre principali pagode del paese tra Rangun e Mandalay cordonate da soldati in assetto da battaglia urbana. Già in carcere 80 religiosi. Due anni di carcere per chi si fa vedere in giro tra le 9 di sera e le 5 del mattino. Un comico, un poeta e un attore in carcere per le loro opere satiriche sul regime. Interdetto l'accesso a tutti i siti internet birmani. PeaceReporter ha provato a telefonare in Birmania, ma anche le comunicazioni telefoniche sono state bloccate.
Manette e manganelli Per prima cosa ieri sera la Giunta dittatoriale aveva imposto nelle città più grandi, Rangun (per i militari Yangun) e Mandalay, un coprifuoco assoluto dalle 9 alle 5; con i camion carichi di militari a pattugliare tutti i viali incessantemente. Impediti i capannelli con più di 5 persone: pena la detenzione per due anni in carcere. Poi dalla prima mattinata i reparti della 22esima divisione dispiegati in 5mila attorno la Shwedagon Pagoda, la più sacra di Birmania che hanno impedito l'accesso al corteo di 2mila monaci che si avvicinava per pregare, come già successo negli otto giorni precedenti, fino ai 30mila monaci in marcia martedì 25, insieme con altri 70mila studenti e dissidenti. I soldati hanno prima sparato in aria come intimidazione per poi passare, come temuto, alla carica.
Cariche e bastonate, forse un morto Gas lacrimogeni sono stati sparati per disperdere la folla che si ingrossava di minuto in minuto. Alla fine i soldati hanno usato pesantemente i manganelli; oltre un centinaio di monaci sono stati feriti. Ottanta tra loro tradotti alla caserma di polizia più vicina, agli arresti. E dal Civico ospedale di Rangun la notizia peggiore, la più temuta: forse uno dei giovani religiosi, a causa delle botte di manganello rimediate in testa, è morto. La notizia è stata diffusa da una sindacalista italiana Cisl esperta di questioni birmane, ma non ha al momento conferme dalle maggiori agenzie di stampa. Intanto anche la pagoda Sule, secondo centro delle proteste dei giorni scorsi, è stata circondata dai militari per impedire l'accesso ai manifestanti. A Mandalay i soldati hanno fermato 300 monaci e 30 suore buddiste sulla soglia della pagoda Mahamuni Paya, allontanandoli a forza di bastonate. I religiosi si sono allora diretti verso il municipio in centro città, dove hanno trovato già 2mila agenti ad attenderli. "Sono pronti a spararci addosso in ogni momento, ora abbiamo paura", ha dichiarato alla tv satellitare Al Jazira un giovane religioso.
Artisti e monaci in galera La repressione era iniziata a sera, e oltre al coprifuoco, il regime dittatoriale sorretto dagli aiuti economici cinesi e dal sostegno militare russo, è passato alla prevenzione del dissenso e della satira. Aung San Suu Kii, leader della Lega Nazionale Democratica, figlia del padre della patria Aung San, si trova in una prigione fuori Rangun, per evitare che i manifestanti vadano a ossequiare fuori la sua abitazione questa premio Nobel 1991 per la Pace, da sempre fautrice della lotta non violenta. Come non violenta, ma satirica, era la protesta degli ultimi anni del comico Zargana (nome d'arte) del poeta Aung Wai e dell'attore Kyo Thu. Tutti prelevati a casa nella notte dai poliziotti
Come Gandhi, Mandela o TienanMen Il regime è indifferente alle esortazioni del vescovo antiapartheid sudafricano Desmond Tutu e della massima autorità religiosa buddista, il Dalai Lama, che hanno pregato i militari di non intervenire con la forza. Adesso che però la violenza ha prevalso, c'è da aspettarsi che la situazione vada a peggiorare; anche perché i monaci non mollano, in quella che sta diventando una delle maggiori dimostrazioni della forza dei metodi non violenti nella storia recente, così come il movimento Gandhiano per l'indipendenza indiana, o la lotta di Nelson Mandela, o la rivota di TienanMen nel 1989 degli studenti cinesi."
Da www.peacereporter.net

Sono senza parole.. dopo aver vissuto per 4 settimane in un monstero buddista a strettissimo contatto con i monaci ed avendo quindi conosciuto in prima persona i valori fondamentali della loro religione (non potevamo giocare a calcio sul prato perchè avremmo ammazzato troppe formiche ed altri insetti!!!).. non riesco a capacitarmi come possano essere concepite azioni di violenza nei loro confronti. Sono pervaso da uno strano senso di impotenza.. vorrei poter fare qualcosa ma non so bene cosa.. ... .. spero solo che questo ennesimo sacrificio di vite innocenti serva a muovere coscienze da troppo ferme ed ancorate in falsi valori..

Matteo...
Testa alta e sole in faccia!!!

Ps1- Credo ancora che con determinazione e NON VIOLENZA il mondo può essere cambiato..

2 commenti:

Franca ha detto...

Quanto tristezza per questi episodi...

guccia ha detto...

NO! E' già cominciato! Ho sperato con tutto il cuore che non succedesse ancora. Se i paesi staranno solo a guardare ancora una volta non mi considererò più membro di questa società, nemmeno quel poco e per quei pochi motivi per cui ancora resistevo nel sentirmi tale.